Akita
Origine: Giappone, la razza è antichissima, nel XIX SECOLO è stato incrociato con molossoidi europei per aumentarne la taglia, dopo la seconda guerra mondiale la razza è stata ricostruita per tornare al tipo antico da caccia
Utilizzazione: compagnia, guardia e utilità, un tempo caccia a grossa selvaggina (in particolare l’orso) e combattimento
Comportamento e carattere: composto, fedele, docile e recettivo
Taglia: maschi 64-70 cm, peso 35-45 kg; femmine 58-64 cm, peso 25-35 kg
Mantello: mantello esterno duro e diritto, sottopelo soffice e fitto; colore rosso fulvo, sesamo, tigrato e bianco, deve avere l’“urajiro” (pelo bianco su muso, guance, collo, petto e tronco, arti e coda interni
STANDARD

L’akita è la più famosa razza giapponese, è un cane di taglia grande, il più grande dei tipi originari, quindi escludendo akita americano e tosa, lo standard definisce un’altezza di 67 cm per i maschi e di 61 cm per le femmine, con una tolleranza in più ed in meno di 3 cm.
Il mantello presenta un pelo dritto e duro, più lungo sul garrese e sulla coda, con un sottopelo molto fitto e soffice. I colori possono essere il fulvo rosso, che è il più diffuso, il bianco, il tigrato su grigio e su fulvo ed il sesamo, che è il fulvo con punte scure. Tutti i colori, tranne ovviamente il bianco devono presentare il cosiddetto urajiro, ovvero pelo bianco sui lati del muso, sulle guance, sotto la mascella, sulla gola, sul petto, sul ventre, sulla parte interna degli arti e sulla parte inferiore della coda.
Il corpo ha un rapporto tra altezza e lunghezza di 10 a 11 nei maschi, le femmine hanno un corpo in proporzione leggermente più lungo.

Il carattere sempre secondo lo standard è: “calmo, fedele, dolce e ricettivo; dominante verso gli altri cani, maggiormente il maschio”.

Il nome akita viene dall’omonima prefettura giapponese, situata a nord della più grande isola dell’arcipelago Giapponese, l’isola di Honshū. È noto come akita inu,
ma dato che “inu” significa semplicemente cane, non è più usato per indicare le razze Giapponesi.

Dato che la storia dell’akita è la stessa dell’americano riporto quello che ho scritto nell’altro topic:

Gli Akita odierni, discendono dagli antichissimi cani da caccia matagi, diffusi prevalentemente nella regione montuosa nel nord dell’isola di Honshū, la maggiore del Giappone, nella Prefettura di Akita, da cui la razza prende il nome. Le prede dei matagi erano cervi, cinghiali ed in particolare l’orso. Questi cani tenaci, agili e rapidi seguivano le tracce del selvatico e una volta raggiunto lo tenevano a bada fino all’arrivo dei cacciatori.
Nel diciannovesimo secolo i matagi vennero impiegati nei combattimenti tra cani, disciplina in cui erano abilissimi, ma nonostante questo, per aumentarne la stazza, vennero incrociati con grossi molossoidi occidentali, nel 1908 i combattimenti tra cani vennero vietati in Giappone, ma questo tipo di Akita continuò a diffondersi.
Nel ventesimo secolo la fama della razza crebbe grazie alla storia dell’akita Hachi, affettuosamente soprannominato Hachikō, nato nel 1923 ed appartenuto al professor Hidesaburō Ueno. Hachi era solito accompagnare ogni giorno il professore alla stazione ferroviaria di Shibuya a Tokyo, quand’egli partiva per andare al lavoro, per poi tornare ad aspettarlo al suo ritorno. Il 25 maggio 1925, quando Hachiko aveva 18 mesi, il professore fu colpito da un ictus mentre era all’università e morì. Hachiko continuò a recarsi ogni giorno alla stazione, non si rassegnò mai ed aspettò l’arrivo del suo padrone fino alla morte, che avvenne nove anni dopo, nel 1934 a Shibuya venne subito posta una statua di bronzo in onore di Hachikō e della sua fedeltà.
Nel 1931 l’Akita fu ufficialmente dichiarato Monumento Naturale del Giappone e nella città di Ōdate, nella Prefettura di Akita, venne organizzato il Nihon Ken Hozonkai, per preservare la razza come tesoro nazionale. Nel 1935 anche ad Odate venne installata una scultura raffigurante una famiglia di akita e nel 1967, per commemorare il cinquantesimo anniversario della Società per la preservazione del cane di Akita, venne fondato un museo dedicato alla razza.
Nel 1937 la scrittrice statunitense Helen Keller visitò la Prefettura di Akita e dopo essersi informata sulla storia di Hachikō, espresse il desiderio di avere un cane della stessa razza, il primo, Kamikaze-go, che ottenne in dono dalla popolazione locale, morì dopo poco tempo di cimurro, nel 1939 il Governo giapponese provvide a regalarle un secondo Akita, Kenzan-go, fratello di Kamikaze-go, questi furono i primi esemplari di Akita ad essere stati introdotti negli Stati Uniti e furono importantissimi per la notorietà e la diffusione della razza in occidente. La scrittrice così ricorda Kamikaze-go sull’Akita Journal: « Se mai è esistito un angelo con la pelliccia, quello era Kamikaze. So che non otterrò mai più la stessa tenerezza da un altro animale. I cani Akita hanno tutte le qualità che mi attirano – gentilezza, socievolezza e lealtà.»
Alla fine della seconda guerra mondiale, alcuni soldati americani si innamorarono di questi cani e li portarono in patria. Nella prima metà del ‘900 la morfologia degli Akita Inu in Giappone corrispondeva all’odierno Akita americano, ma mentre in patria ed in seguito anche nelle altre nazioni, si è poi cercato di ritornare a quello che si crede sia il tipo originario, nei paesi anglosassoni si è invece continuato ad allevare il cosiddetto tipo americano.

Akita